La gentilezza in azienda è, prima di tutto, il rispetto della diversità e la valorizzazione di un approccio orientato alla relazione ed al sostegno, anche nei momenti in cui un collaboratore non raggiunge gli obiettivi.
Avere un approccio gentile, in questi casi, non significa essere eccessivamente tolleranti, ma permettere al collaboratore di evolversi attraverso l’assunzione di responsabilità delle sue azioni. Come? Parlare un linguaggio gentile, in questo caso, permette di entrare in relazione con l’altro e capire, insieme, dove si vuole andare.
Tutti noi ricordiamo i comportamenti non gentili ricevuti e che ci hanno creato disagio.
Se gli atti “non gentili” ci attivano la parte della corteccia collegata alle memorie traumatiche, sono gli atti gentili a produrre l’attivazione del sistema parasimpatico e a generare, quindi, gratificazione e benessere, attraverso la produzione di serotonina, a dispetto del cortisolo (ormone dello stress appunto).
Supponiamo che un leader riprenda in modo rude un collaboratore per un suo errore, così facendo quest’ultimo sarà ancora più a disagio, distratto e confuso, e ci saranno buone probabilità che compirà errori ancora più gravi o che si generi in lui uno stato di assenza di fiducia.
Stessa cosa in un team, durante riunioni estenuanti, quando il livello di tensione è alto.
Il benessere della persona è, dunque, il centro di tutto, anche ai fini del raggiungimento di un miglior risultato lavorativo.
Gentilezza a partire da me, gentilezza verso il mondo che vivo
Applicare il principio della Gentilezza a 360°, partendo prima di tutto da sé, si traduce poi in un sentirsi parte di qualcosa di più grande e averne cura e rispetto. Se ho a cuore il mio benessere, non posso non avere a cuore il benessere dell’ambiente in cui vivo.
Partire da questo, ci consente di ampliare il tema della responsabilità sociale e dei buoni comportamenti che ogni impresa può attuare rispetto al proprio impatto nella società.
L’obiettivo sfidante e insieme possibile è quello di supportare le aziende nello sviluppo di un modello in grado di generare “valore” oltre che risultati economico-finanziari; “valore” che sa di attenzione e cura alla responsabilità sociale e ambientale.
Il valore del bene comune si basa quindi su un bilancio alternativo che considera il bene che può fare un’azienda alla società e il grado di sostenibilità degli eventuali danni che può provocare.
Come favorire la cultura gentile in azienda
La prima indicazione è collegata alla capacità di centrarsi nel momento nel quale si è in relazione all’altro. Come mi sento? Cosa mi sta sfuggendo? Rispondere a queste domande nel momento presente ci riporta su noi stessi e solo se si è in grado di accogliere la nostra reattività riusciamo ad essere realmente produttivi (senza dispersione di energie).
La seconda indicazione della gentilezza è collegata alla relazione tra noi e gli altri.
Chiediamoci quante volte, nelle nostre giornate, ci troviamo ad essere di supporto autentico verso l’altro senza giudicare, criticare, indicare la strada, impartire lezioni e trovare il tempo di chiedere semplicemente “Come stai?” “ Cosa ti serve?” “Cosa ti preoccupa?”.
Poniamo domande aperte di quelle che iniziano con: come, cosa, quale, chi, quando…e non forniamo risposte. Calare questo principio in azienda significa favorire una comunicazione empatica.
La terza indicazione ha a che fare con la celebrazione dei successi individuali e/o del team.
Spesso in azienda si è più concentrati su ciò che non va piuttosto che sui successi ottenuti. Se siete un team leader, un manager, chiedetevi quanto del vostro tempo è distribuito tra il rimprovero e la celebrazione e lavorate per spostare l’asse del vostro investimento temporale nella “celebrazione” di qualcosa.


